Un sentito dibattito sulla necessità di scardinare un pregiudizio ancora oggi troppo presente

di Giuliana Ferraro
Il podcast “La gabbia dei matti” nasce da un’idea di Flaminia Bolzan, psicologa e criminologa, e di Gabriele Cruciata, giornalista freelance. Al suo interno è raccontata l’evoluzione delle strutture per i malati psichiatrici e il trattamento dei pazienti, non solo dal punto di vista legislativo, ma anche e soprattutto portando le testimonianze di pazienti e infermieri.
L’obiettivo è chiaro: ridare dignità ad una categoria di persone che fino ad oggi è stata fin troppo disumanizzata e ghettizzata. Sì, perché fino al 1978, quella inerente ai manicomi era una legge di polizia: prostitute, omosessuali, chiunque arrecasse pubblico scandalo veniva rinchiuso e condannato ad un “ergastolo bianco”. Perché spesso dal manicomio non si usciva mai. Una volta fuori, infatti, parte della responsabilità del comportamento degli ex pazienti ricadeva sui direttori dei centri, poco inclini quindi a dimetterli.
Una legge fatta per reprimere e non per aiutare, come se la malattia mentale fosse un problema della società e non dell’individuo. I manicomi erano, nella quasi totalità dei casi, costruiti molto lontani dai centri abitati perché così negare la realtà era più semplice.
Il disagio psichico ci mette davanti all’inconoscibile e spesso ciò che non capiamo ci fa paura. Con l’avvento della legge Basaglia si è fatto molto sul piano legislativo, ma l’obiettivo di questo podcast è più arduo, perché il pregiudizio permane ancora oggi; addirittura, dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 si propose di collocare i pazienti psichiatrici in una struttura costruita molto lontana rispetto a quelle degli altri residenti. Se questa proposta è stata avanzata appena 13 anni fa allora bisogna raccontare questa storia e il dolore di chi ha vissuto delle vere atrocità sulla propria pelle. Perché non ci sarà vera inclusione finché questa mentalità non verrà scardinata.
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